Sarajevo, dove il violoncellista Vedran Smailović suonava Albinoni sotto il cadere delle bombe
Sarajevo, 1992. Cadevano le bombe, la città era assediata. Ma una musica si alzava in volo, a dispetto della guerra, degli orrori e della morte.
Sarajevo ha cambiato volto, in questi ultimi anni. Gli edifici hanno ripreso forme e colori. La città è tornata ad essere frizzante di iniziative culturali, festival, rassegne e incontri. E la gente, finalmente, sorride. In realtà, non aveva mai smesso di farlo, nonostante quel lungo, crudele e stremante assedio durato 4 anni. 1425 giorni, per la precisione: dal 5 aprile 1992 al 29 febbraio 1996. I più eterni di tutta la storia cittadina. Ciò nonostante, non è difficile imbattersi in alcuni edifici che portano ancora con sé i residui di quell’amaro conflitto, soprattutto nel quartiere di Dobrinja, in periferia. Case bucherellate come vecchi armadi mangiati dai tarli. E se vi capita di vedere un buco più grande, sappiate che quella è l’impronta di una granata.
E tra i 500mila abitanti che restarono intrappolati sotto il fuoco dei cecchini e dei mortai, solo uno riuscì a sfidare il nemico, un musicista il cui strumento di difesa (e di attacco) non era un’arma da fuoco ma un violoncello. Ogni giorno, usciva per andare a suonare fra le macerie ancora fumanti dei palazzi bombardati, soprattutto della Biblioteca nazionale, o tra la gente che si affrettava per le strade del centro. Il suo nome è Vedran Smailović e, a quell’epoca, era il primo violoncello dell’Orchestra Filarmonica di Sarajevo.
Vedran Smailović: la musica contro le armi
Vedran Smailović, in quel di Sarajevo, ha suonato all’Opera, nella Symphony Orchestra RTV, nella Philharmonic Orchestra e nel National Theatre. Sopravvisse all’assedio di Sarajevo, nonostante il gelo, la carenza di cibo e acqua, i cecchini sparsi attorno alla città e i pesanti bombardamenti. Noncurante degli sniper posizionati dalle colline che sparavano sui civili, il musicista usciva a suonare, col suo violoncello, l’Adagio in sol minore di Tommaso Albinoni. E lo fece in diverse ore del giorno, per 22 giorni. Il suo intento era quello di onorare la memoria dei 22 civili uccisi mentre erano in fila per il pane. Lasciò la città alla fine del 1993 e si dedicò all’attività di compositore, direttore ed esecutore. Attualmente, Smailović vive a Warrenpoint, nell’Irlanda del Nord.
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Biblioteca nazionale ed universitaria di Sarajevo
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